Un piccolo borgo della Val Formazza, in Piemonte, Croveo è pieno di leggende.
Croveo è un piccolo borgo, frazione del comune di Baceno, nelle valli Antigorio e Formazza, profondamente segnata dall’inquisizione e legata a diverse leggende che, nel corso dei secoli, hanno creato un alone di mistero intorno a questo luogo, che possiamo visitare oggi grazie ai suoi bellissimi marmi chiamati il Diavolo.
Croveo è ora un piccolo villaggio che è visitato soprattutto per la sua Marmitte, ma è anche interessante vedere l'aspetto legato alle credenze popolari. Ci sono almeno due leggende legate a questo luogo che vale la pena conoscere se si vuole davvero vivere appieno l’atmosfera di questo luogo: una riguarda una figura misteriosa che spaventerebbe bambini troppo curiosi, l’altro, uno sulla presenza di due enormi scogli sul fiume Devero. Ci sarebbe anche una terza storia, ma questa leggenda più di una leggenda è una realtà legata all’Inquisizione.
Croveo è un luogo pieno di misteri e leggende che si trasmettono di padre in figlio. E una persona cara dei bambini è quella che si preoccupa del suo famoso ponte. Una storia che potrebbe essere nata per instillare nei bambini un senso di paura e cautela quando si arriva in luoghi pericolosi. La leggenda parla di un'entità malvagia, chiamata "rampagnante", una figura in grado di trascinare chiunque va troppo oltre il parapetto del ponte nell'abisso. Questa entità improvvisamente ha colto il disagio con il suo gancio, strisciandolo, nel dialetto locale, trascinandolo nelle profondità sottostanti.
È una storia popolare, ma è anche un avvertimento per mantenere l'attenzione e soprattutto la prudenza quando ci si muove su questo ponte che attraversa la gola dove si può ammirare il torrente sottostante Devero.
La seconda leggenda locale è quella pubblicata sulla rivista "L'Ossola" tra il 1898 e il 1899 scritta da Ottorino Leoni. Racconta la storia di un popolo, Lucia, una ragazza del posto e Michele, uno straniero che si era stabilito a Croveo per essere un mobile e costruire un mulino sul Devero. I due si amavano, ma il loro amore era in opposizione a Domenico, il padre della giovane donna che si sentiva abbandonata dalla ragazza.
Ha fatto un patto con il diavolo per vendicarsi, anche se si è immediatamente pentito della questione. E per ripararlo, era alla ricerca di aiuto in un vecchio eremita che viveva in una grotta appena sopra il fiume. Mentre l'eremita pregava il diavolo, apparve in cima alla montagna, cominciando a lanciare pietre con l'intenzione di uccidere i due amanti e distruggere il mulino. Lucifero non riuscì nella sua intenzione. Dopo aver cessato il pericolo, Domenico comprese l’errore, baciò i due giovani e diede il suo consenso a sposarsi con la sua benedizione.
Tutto andava bene fino a quando l'eremita non morì. Fu in quel momento che il diavolo voleva vendicarsi, cercando di ostacolare il letto del fiume per bloccare l'acqua e annegare gli pugnali. Anche questa intenzione è fallita. Le due rocce gettate dal diavolo erano bagnate, come le vediamo oggi.
Secondo la leggenda, la causa della peste che colpì la valle dell'Ossola fu causata da una culatta dalla coda del Diavolo che si concluse nelle acque del Devor, poi in quelle di Toce, Ticino e di tutto il Po.
Il terzo, e questa non è una leggenda, riguarda la crudeltà dei monaci inquisitori che hanno colpito duramente qui, portando terrore e morte al cosiddetto popolo “eretico”. Siamo nel Concilio di Trento, convocato in risposta alle tesi di Lutero e alla riforma della Chiesa cattolica per aumentare la fiducia nelle regioni più isolate come la valle di Formazza. Le nuove linee guida emanate dal clero hanno avuto gravi conseguenze per la regione.
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